Molti studenti, quando iniziano a scrivere la tesi, pensano subito all’indice: quali capitoli inserire? Quale struttura dare al lavoro? Eppure, prima ancora di definire un piano dettagliato, c’è un passaggio fondamentale che spesso viene sottovalutato: la ricerca bibliografica.
Senza un’adeguata ricerca bibliografica, ogni tesi rischia di apparire fragile e priva di credibilità, vanificando gli sforzi di analisi e scrittura. È proprio la qualità di questa fase preliminare a determinare il livello accademico del lavoro: una base solida di studi riconosciuti e pertinenti conferisce autorevolezza alla tesi e la trasforma in un contributo significativo all’interno del dibattito scientifico.
La ricerca bibliografica quindi non è solo un requisito accademico, ma il vero punto di partenza: studiare cosa è già stato detto sull’argomento ti aiuterà a inquadrare meglio il tema, evitare banalità e trovare una prospettiva originale.
In questo articolo vedremo dove trovare materiali affidabili e come orientarsi tra database, siti e risorse accademiche per costruire una base solida per la tua tesi.
Indice dei contenuti
- Dove cercare le fonti bibliografiche
- Quante fonti servono?
- Come consultare rapidamente le fonti
- Come organizzare la bibliografia
- Conclusioni
1. Dove cercare le fonti bibliografiche
1.1 Il Proxy di Ateneo: cos’è e come funziona
Molti articoli accademici e libri digitali non sono liberamente accessibili online perché protetti da paywall. Fortunatamente, le università offrono ai propri studenti l’accesso gratuito a questi contenuti attraverso il proxy di ateneo. Si tratta di un sistema che permette di navigare come se ci si trovasse all’interno della rete universitaria, rendendo disponibili banche dati, riviste scientifiche e altri materiali riservati.
Accedere è semplice: basta autenticarsi con le proprie credenziali istituzionali. In alcuni casi, potrebbe essere necessario configurare una VPN o utilizzare piattaforme come OpenAthens o Shibboleth, ma le istruzioni sono sempre fornite dall’ateneo. Una volta effettuato l’accesso, potrai consultare gratuitamente migliaia di fonti affidabili direttamente da casa.
1.2 Banche dati accademiche: dove trovare le fonti giuste
Accedere al proxy dell’università è un primo passo fondamentale, ma da solo non basta: per trovare fonti davvero utili è importante sapere quali banche dati consultare. Ogni disciplina ha le sue risorse di riferimento, e imparare a muoversi tra questi strumenti ti farà risparmiare tempo e migliorare la qualità della tua ricerca.
Ecco una panoramica delle principali banche dati accademiche, suddivise per area di studio:
- Scienze umane e sociali
- JSTOR – perfetto per saggi e articoli accademici su letteratura, storia, filosofia e scienze sociali.
- Project MUSE – specializzato in discipline umanistiche e artistiche, raccoglie libri e articoli pubblicati da università e istituzioni di ricerca.
- MLA International Bibliography – essenziale per chi si occupa di lingue, letteratura e studi culturali.
- Torrossa – biblioteca digitale di riferimento per le scienze umane e sociali, con monografie e saggi accademici di editori italiani e internazionali.
- Rivisteweb – archivio delle principali riviste accademiche italiane in ambito umanistico e sociale.
- Scienze naturali e ingegneria:
- IEEE Xplore – indispensabile per ingegneria, informatica ed elettronica, con articoli di ricerca, atti di conferenze e standard tecnici.
- ScienceDirect – vastissima risorsa per biologia, chimica, fisica e scienze applicate, con articoli peer-reviewed e pubblicazioni accademiche.
- PubMed – il punto di riferimento per la medicina e le scienze biomediche, con milioni di articoli scientifici e studi clinici.
- Economia e business:
- SSRN (Social Science Research Network) – ottimo per trovare working papers e ricerche in economia e scienze sociali.
- ProQuest – una delle più grandi banche dati multidisciplinari, con sezioni dedicate a business, economia e finanza.
- EconLit – risorsa fondamentale per la letteratura economica, curata dall’American Economic Association.
- Diritto (banche dati italiane):
- Ipsoa – contiene normativa, giurisprudenza e dottrina, oltre a commenti e approfondimenti per professionisti e studiosi del diritto.
- DeJure – una delle principali banche dati giuridiche italiane, con accesso a leggi, sentenze, codici annotati e riviste specialistiche.
- Multidisciplinari:
- Scopus – copre praticamente ogni ambito del sapere e permette di analizzare citazioni e impatto delle pubblicazioni.
- Web of Science – simile a Scopus, utile per individuare studi influenti e tracciare le connessioni tra le ricerche.
1.3 Google Scholar: il motore di ricerca accademica di Google
Google Scholar è uno strumento potentissimo per chi sta scrivendo una tesi. A differenza di una normale ricerca su Google, mostra solo risultati accademici: articoli scientifici, tesi di dottorato, atti di conferenze, libri e paper di ricerca. Insomma, niente blog casuali o siti di dubbia affidabilità, ma solo contenuti provenienti da università e istituzioni riconosciute.
Per usarlo al meglio, ecco alcune funzioni utili:
- Filtri avanzati: puoi restringere i risultati per data, autore o fonte accademica, così da trovare solo gli studi più rilevanti.
- Ricerca per citazioni: sotto ogni articolo trovi il link “Citato da X”, che ti permette di vedere chi ha citato quello studio. Questo è un ottimo modo per scoprire ricerche più recenti e capire l’impatto di una determinata pubblicazione.
- Creazione di alert: se stai lavorando a lungo su un argomento, puoi impostare un avviso per ricevere notifiche quando escono nuovi articoli correlati alla tua ricerca.
Un consiglio: spesso Google Scholar mostra link a riviste e database a pagamento. Se trovi un articolo interessante ma non puoi accedervi, prova a cercarlo tramite il proxy o controlla se l’autore l’ha reso disponibile gratuitamente su ResearchGate.
1.4 Come trovare fonti affidabili su Google
Se Google Scholar non ti basta, puoi sempre ampliare la ricerca con Google normale. Ma qui serve un po’ più di attenzione, perché tra i risultati ci possono essere siti poco affidabili o addirittura fake news.
Ecco alcuni criteri per valutare le fonti:
- Preferisci siti istituzionali e accademici: i domini .edu, .gov e .org sono generalmente più affidabili rispetto ai classici .com o ai siti di informazione generalista. Ad esempio, un report pubblicato su un sito governativo è molto più attendibile di un articolo di opinione su un blog personale.
- Verifica l’autore e la sua credibilità: chi ha scritto l’articolo? Ha pubblicazioni accademiche sul tema? Se un pezzo è firmato da un esperto con affiliazione universitaria, è più probabile che sia una fonte attendibile.
- Controlla le fonti citate: un buon articolo riporta sempre riferimenti precisi a studi, ricerche e dati ufficiali. Se un testo non cita alcuna fonte o si basa su affermazioni generiche, meglio prenderlo con le pinze.
Una delle migliori strategie di ricerca su Google è combinare parole chiave mirate con l’uso degli operatori booleani, che permettono di affinare i risultati. Ad esempio, utilizzando AND tra due termini si ottengono solo i risultati che contengono entrambi, con OR si trovano pagine che contengono almeno uno dei due, mentre con – (meno) si escludono parole indesiderate (es. “sostenibilità economica” -blog per evitare articoli troppo divulgativi). Un trucco utile è anche cercare direttamente documenti in formato PDF, che spesso contengono pubblicazioni accademiche e report ufficiali: basta aggiungere filetype:pdf alla ricerca (es. “impatto ambientale energie rinnovabili filetype:pdf”).
Oltre agli articoli scientifici, Google permette di accedere a report e documenti pubblicati da istituti di ricerca, associazioni di categoria, organizzazioni governative e think tank. Spesso questi documenti offrono dati aggiornati e analisi di settore molto utili per supportare una tesi, soprattutto in ambiti come economia, scienze sociali e diritto, e sono fonti autorevoli tanto quanto un articolo scientifico di una rivista di settore.
1.5 Andare in biblioteca è ancora indispensabile? OPAC e Media Library per la ricerca di testi
Nell’era digitale, può sembrare che tutto il necessario per scrivere una tesi sia disponibile online. In realtà, le biblioteche restano una risorsa fondamentale: offrono accesso a testi introvabili sul web, edizioni affidabili e aggiornate e materiali non digitalizzati. Anche se la maggior parte della ricerca può avvenire da casa, dedicare un po’ di tempo ad andare in biblioteca può fare la differenza nella qualità delle fonti raccolte.
Per sapere in quali biblioteche si trova un determinato libro, si utilizza il Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN), che raccoglie i cataloghi delle principali biblioteche italiane. La ricerca avviene attraverso gli OPAC (Online Public Access Catalog), strumenti digitali che permettono di verificare la disponibilità di libri e riviste. Per ottenere risultati più precisi, conviene usare filtri avanzati come l’autore, il titolo esatto o la biblioteca di riferimento. Una volta individuato un testo, è possibile controllare se è disponibile per il prestito o solo per la consultazione in sede.
Iscriversi a una biblioteca non serve solo per prendere libri in prestito, ma apre anche le porte a risorse digitali come MediaLibraryOnline (MLOL). MLOL consente di accedere gratuitamente a e-book, audiolibri, quotidiani e riviste, semplicemente utilizzando le credenziali fornite dalla biblioteca in cui si è iscritti. Il prestito digitale funziona in modo simile a quello tradizionale: ogni e-book può essere “preso in prestito” per un periodo di tempo limitato, generalmente due settimane, dopo le quali il file non sarà più accessibile. I testi possono essere letti su computer, tablet, smartphone e alcuni e-reader, anche se per alcuni formati protetti è necessario scaricare software come Adobe Digital Editions.
Combinare la ricerca tradizionale con le risorse digitali ti permetterà di ampliare le possibilità di trovare fonti affidabili senza rinunciare alla qualità delle informazioni…e senza spendere un euro!
2. Quante fonti servono?
Il numero di fonti necessarie per una tesi dipende dal livello accademico e dall’ampiezza della ricerca. Nel caso di una tesi triennale, il focus è principalmente sulla dimostrazione di una conoscenza di base della letteratura esistente, quindi un numero compreso tra 20 e 40 fonti è generalmente sufficiente. Per una tesi magistrale, invece, si richiede un maggiore approfondimento e una capacità critica più sviluppata, il che implica l’utilizzo di un numero più elevato di fonti, spesso tra 40 e 80. Infine, per una tesi di dottorato, la revisione della letteratura deve essere il più possibile esaustiva e aggiornata, portando spesso a un numero di fonti superiore alle 100, con una particolare attenzione agli studi recenti e alle pubblicazioni accademiche più rilevanti.
Non tutte le fonti, però, hanno lo stesso peso nella costruzione di una ricerca. Esistono quelle essenziali, che costituiscono il nucleo teorico della tesi e includono i testi fondamentali e i lavori più influenti nel settore di studio. Queste sono indispensabili per comprendere lo stato dell’arte della disciplina e per costruire una solida base teorica. Accanto a queste, ci sono le fonti di approfondimento, che servono a integrare e ampliare l’analisi, offrendo prospettive complementari, aggiornamenti recenti o applicazioni specifiche del tema trattato.
La questione dell’accesso alle fonti è altrettanto cruciale. Acquistare libri può essere utile, soprattutto se si tratta di testi fondamentali per il proprio campo di studio o se si prevede di consultarli frequentemente. Tuttavia, non è sempre necessario, considerando le numerose alternative disponibili che abbiamo visto in questo articolo.
3. Come consultare rapidamente le fonti
Quando si ha poco tempo a disposizione, è fondamentale adottare una strategia di lettura che permetta di individuare rapidamente le informazioni più rilevanti senza perdere tempo su dettagli non necessari. Un buon punto di partenza è sfruttare alcune sezioni chiave dei testi, come l’indice, che offre una visione d’insieme degli argomenti trattati, l’abstract, che sintetizza i concetti principali, l’introduzione, che definisce gli obiettivi e le motivazioni del lavoro, e la conclusione, che riassume i risultati e le implicazioni della ricerca. Questi elementi sono fondamentali per orientarsi rapidamente nel contenuto e per capire se il documento è pertinente al tema di interesse.
Inoltre, alcune tecniche di lettura possono ottimizzare il tempo. La lettura veloce o skimming permette di cogliere il senso generale del testo, concentrandosi su titoli, sottotitoli, prime e ultime frasi dei paragrafi. La lettura mirata o scanning, invece, è utile per individuare informazioni precise, come parole chiave o concetti specifici. Queste due tecniche possono essere utilizzate in combinazione per accelerare il processo di lettura e filtrare velocemente i dati essenziali.
Per ottimizzare ulteriormente la consultazione dei testi, è possibile fare uso di strumenti digitali che rendono il processo di lettura e annotazione più efficiente. Programmi come Adobe Reader, Foxit e Hypothesis permettono di annotare i PDF direttamente sui documenti, evidenziando le informazioni più importanti o aggiungendo note che saranno utili per la fase di approfondimento. Inoltre, se preferisci un approccio più interattivo, puoi trasformare gli articoli in file audio grazie a sintesi vocali, in modo da ascoltarli mentre svolgi altre attività, come spostarti o svolgere lavori manuali.
Infine, per organizzare e rivedere le informazioni in modo strutturato, applicazioni come Notion, Obsidian o Evernote ti permettono di prendere appunti in modo ordinato, creare collegamenti tra le informazioni e recuperare rapidamente i dati necessari. Questi strumenti sono particolarmente utili per chi deve gestire una grande quantità di materiale e desidera avere un sistema organizzato che permetta di ritrovare velocemente le informazioni chiave durante la scrittura della tesi o la preparazione di un progetto.
4. Come organizzare la bibliografia
Per semplificare e velocizzare la gestione delle fonti, esistono diversi strumenti dedicati, come Zotero, Mendeley ed EndNote, che permettono di salvare, organizzare e catalogare i riferimenti in modo automatizzato. Questi software non solo consentono di raccogliere i dati bibliografici in modo ordinato, ma semplificano anche la formattazione delle citazioni, applicando gli standard più comuni, come APA, MLA e Chicago , evitando così errori e risparmiando tempo prezioso durante la fase di scrittura.
Il consiglio aureo rimane poi sempre quello di costruire la bibliografia man mano, inserendo sin da subito i riferimenti completi: alla fine della stesura potrebbe risultare molto difficile risalire a tutte le informazioni su una fonte!
5. Conclusioni
In questa guida abbiamo visto come condurre una ricerca bibliografica in modo strategico, utilizzando strumenti gratuiti, fonti autorevoli e accessi da remoto. Con un po’ di metodo, è possibile costruire una bibliografia solida senza necessariamente spendere soldi o acquistare testi, sfruttando risorse digitali, cataloghi bibliotecari e banche dati accessibili tramite proxy universitario.
Tuttavia, se non hai il tempo o gli strumenti per gestire questo processo in autonomia, Sottotesi può affiancarti con un servizio di ricerca bibliografica personalizzata. Cerchiamo le fonti più adatte al tuo argomento, le reperiamo per te anche da database accademici e biblioteche online, e ti inviamo direttamente i file in formato PDF o EPUB tramite piattaforme di condivisione. Inoltre, compiliamo la tua bibliografia secondo lo stile richiesto dal tuo ateneo (APA, MLA, Chicago, ecc.), pronta per essere inserita nel tuo elaborato.
Se vuoi concentrarti sulla scrittura e delegare la parte più tecnica, contattaci per ricevere un supporto professionale e su misura.