Quel piccolo terrazzo ad un passo dal cielo!

Erano i giorni delle lauree e Bologna era tutta un gran vociare, fremere,palpitare.
Qua e là si formavano capannelli spontanei di ragazzi esultanti ed ululanti che ripetevano un rito, sempre uguale a se stesso per chi lo osservava, ma sempre diverso ed eccitante per chi lo viveva.
Noi, come gli altri, avevamo formato un corteo che procedeva festante, arrestandosi soltanto per sottoporre la neolaureata Marghi all'ennesima penitenza o per effettuare gustose esibizioni canore, che ricevevano calorosi consensi di un pubblico casuale
Io mi sentivo perfettamente integrato tra quella stupenda ed esuberante gioventù, contagiato dal loro entusiasmo, mi pareva di essere ritornato il solito ragazzaccio che forse non avevo mai smesso di essere se mai, talvolta ,lo avevo solo dimenticato.
Il merito naturalmente era solo loro, del calore che avevano dimostrato a me a mia moglie, sin dal nostro arrivo a Bologna la sera prima, quasi non fossimo i genitori della loro compagna, ma due amici coetanei giunti in visita.
Al termine della mattinata avevamo tutti una gran fame ed una gran voglia di onorare il pranzo che mia moglie Francesca aveva preparato sin dal mattino. Dopo aver acquistato del delizioso vino Mateus rosato, che sapevo sarebbe stato molto gradito e che avrebbe reso
ancora più allegro e frizzante il pranzo, salimmo frettolosamente le scale di quel vecchio palazzo di via Zamboni fino all'attico dove le ragazze e Marghi alloggiavano.
La sera precedente non mi ero soffermato sul terrazzino che comunicava con l'ingresso dell'abitazione, ma rivederlo inondato dal sole mi incantò.
Incastonato tra antichi palazzi sembrava quasi un palcoscenico vuoto in attesa di essere allestito per una rappresentazione, il cielo di un azzurro quasi irreale, in quella splendida giornata di marzo sembrava formare un tetto naturale e le finestre dei palazzi erano come occhi di spettatori ansiosi che lo spettacolo avesse inizio.
Ma all'improvviso quella che sembrava una mia fantasia diventò realtà, la scena fu riempita di colpo da quelle giovani ragazze, che lontano da casa erano diventate donne troppo in fretta, si riempì della loro fantasia, del loro entusiasmo, della loro voglia di vivere, della loro tenerezza e dalla loro determinazione, e il palcoscenico prese forma. Tavoli e sedie vennero trasportati con efficienza, allineati in un armonico disegno, gli attori di quella giornata presero posto e il sipario si aprì sulle loro speranze.
La magia della vita in cui io ho sempre creduto, disegnò intorno a quel tavolo un magico cerchio , all'interno del quale, risentimenti, invidie,recriminazioni e gelosie vennero totalmente dimenticati , per dar vita ad uno spettacolo incredibile di armonia pura.
Al centro di questo magico cerchio, tra un bicchiere di vino ed una canzone, ringraziavo il destino per avermi dato l'opportunità di vivere quei momenti non solo da spettatore,ma come interprete, per essere diventato parte integrante di quel fiume impetuoso di gioventù che avrebbe presto rotto gli argini di quel piccolo terrazzo, per irrompere con veemenza sul palcoscenico della vita.
Ora che sono passati diversi anni da quel giorno a volte penso che forse il cerchio magico, il palcoscenico in mezzo ai tetti erano solo frutto della mia mente fantasiosa, ma i personaggi erano veri e veri erano i loro sentimenti, perciò li ringrazio comunque tutti del loro calore, della loro amicizia, di aver realmente fatto parte di quella indimenticabile giornata su quel piccolo terrazzo fra i tetti di Bologna ad un passo dal cielo.