Ecco perchè con scienze delle merendine puoi lavorare alla mulino bianco


  • 10-02-2017
  • Sottotesi.it

La carriera universitaria è un’esperienza unica, chiunque l’abbia vissuta non ha potuto fare a meno di rivalutare se stesso, il posto in cui è nato e cresciuto, il rapporto con i propri cari e il rapporto con gli altri. Si può dire che tutto ciò in cui si credeva con l’università viene rimesso in discussione. Tra i vari temi che si affrontano nelle aule e al di fuori di qualsiasi Ateneo, nella continua gara degli studenti che cercano di farsi forza l’un l’altro o si ostacolano a vicenda, non fa fatica ad emergere quella che è la gerarchia di quelle facoltà che, apparentemente, dovrebbero essere più soddisfacenti e redditizie piuttosto di altre. In questo clima si differenziano quelle facoltà classificate di serie A perché baluardi dell’istruzione e quelle di serie B, che prendono il nome di ”Scienze delle Merendine” o “S.d.M”, “Scienze dei Balocchi”, Scienze delle Barzellette” ecc ecc.

Svariate sono le facoltà che portano questo nomignolo e di solito sono le facoltà più giovani il cui campo di studio non rientra in un settore specifico (spesso scientifico) ma si presta a svariate applicazioni.

Ma andiamo più nello specifico, stiliamo una top 3 di quelle che sono considerate S.d.M. e che oggi devono sfatare e combattere questo mito:

  1. Scienze della comunicazione,
  2. Scienze dell’ educazione,
  3. Scienze politiche.

 

Da dove nasce quindi la denominazione S.d.M.?

S.d.M. è stato creato per sottolineare la vicinanza di alcune facoltà, come per esempio Scienze della Comunicazione, al mondo della pubblicità. Il motivo principale si ritrova nella nascita della pubblicità moderna che affonda le proprie radici nella seconda metà del '900, proprio in quel mondo delle merendine di cui la pubblicità fa tuttora largo impiego.

Sono arrivati fino a noi slogan come "La morale è sempre quella, fai merenda con Girella!", per poi arrivare alle storie in puntate come per esempio quelle di Rosita la gallina e del Mugnaio interpretato da Antonio Banderas nelle pubblicità del Mulino Bianco. L'ambito pubblicitario è in realtà solo uno dei tantissimi settori in cui un Dottore merendinaio può operare.

Il riferimento quindi di per sé non è offensivo, ma si limita nel circoscrivere l'ampio campo delle professioni come per esempio quelle comunicative, educative e politico/sociali.

Il settore di indagine di cui si occupano i nostri Scienziati è umanistico perciò vasto e non ben delineato, un neolaureato in queste discipline infatti si ritrova con un bagaglio culturale che in un primo momento può stentare a decollare nel mercato del lavoro. Molti, infatti, non riescono a vedere oltre la superficie e non colgono le reali potenzialità che un indirizzo non canonico possa offrire. Inoltre si aggiunge un’altra condizione importante: non basta la formazione che la facoltà offre ma ci vuole uno spiccato senso di orientamento, spirito lavorativo e voglia di fare, imparare e abbracciare le nuove tendenze. In questo senso si può spiegare la direzione di queste facoltà al non attenersi ai canoni delle facoltà ritenute difficili.

Fortunatamente sulla base di questa faida è possibile anche avere un confronto costruttivo e lo si evince da chi, indipendentemente dal corso di studi che frequenta o che ha frequentato è disposto a mettersi in gioco perché è consapevole che il sapere e la conoscenza non sono insiemi finiti ma hanno bisogno di un continuo “labor limae” o "lavoro di limatura" per crescere come studenti ma prima come individui.

Uno studente universitario che voglia definirsi tale dovrebbe avere la capacità di non criticare ciò che non conosce e dovrebbe sapere che lo scopo dell'università è aprire la mente e formarsi da tanti punti di vista, senza alimentare stupidi pregiudizi che ci fanno sembrare più “chiacchieroni” di paese che non a futuri Dottori.

Scienze delle Merendine possono esserlo e diventarlo tutte le facoltà che vengono fatte senza passione, sacrificio e senza sudore da merendinologi che spesso e volentieri non si possono identificare nemmeno con il colore del nastro sulla loro corona.