5 film sottobanco


  • 17-03-2022
  • Sottotesi.it

Di Matteo Iannaccone

 

5 FILM SOTTOBANCO 

In un’epoca in cui tutti siamo connessi ma vi è sempre più un isolamento emozionale, le arti visive sono lo strumento più potente che ci è fornito per trasmettere le nostre storie ma soprattutto i nostri sentimenti. 

Il regista ci prende per mano, s’innalza a guida spirituale e come un Virgilio contemporaneo, ci guida nei meandri della sua mente e del suo cuore, pronto a mettersi a nudo dinanzi a noi.

In questa guida intraprenderemo un viaggio composto da 5 fermate, ognuna di essa ci regalerà speranze, ambizioni ed emozioni; sarà un’altalena di sentimenti tra risate di vero gusto e lacrime a fiumi (perché dai, se non ti commuovi con Jaden Smith che ad otto anni vive per strada, non hai un cuore…)

Allora che dici, partiamo?!?

 

Ricomincio da 3 

Iniziamo dalle risate, il primo film diretto da Massimo Troisi vince due David di Donatello come miglior film e miglior attore. 

Il film racconta di Gaetano, un giovane di San Giorgio a Cremano dei primi anni post terremoto, timido e impacciato, insoddisfatto della propria vita passata tra casa e amici, in particolare lello con il quale ha un rapporto di odio e amore. 

Decide di partire, facendo autostop, alla volta di Firenze dove ha la possibilità di alloggiare a casa di una zia. L’automobilista che si offre di dargli un passaggio però, si scopre essere un depresso con tendenze suicide, Gaetano allora decide di accompagnarlo al centro d’igiene mentale di Firenze dove conosce Marta, con lei instaura un rapporto nuovo e mai definito del tutto, che mette a dura prova ogni sua convinzione. 

Nel suo periodo a Firenze incontra personaggi particolari come Frank, un missionario evangelista e Robertino, un uomo di mezza età con diversi complessi.

L’ arrivo di lello lo mette in imbarazzo con Marta ed i suoi amici intellettuali, creando situazioni esilaranti. 

 

La ricerca della felicità

Ebbene sì, è arrivato il momento di lasciarsi andare al pianto libero. Film diretto da Gabriele Muccino, ispirato ad una storia vera con Will Smith e suo figlio Jaden

Chris Gardner, vende scanner per rilevare la densità ossea, le vendite non ingranano, molti medici e ospedali ritengono l’articolo troppo costoso.

Un giorno incontra un broker finanziario in Ferrari e dopo un rapido scambio di battute, decide d’intraprendere questa carriera, lo comunica a casa e la moglie Linda esasperata dalla situazione finanziaria della famiglia e dai mille progetti inconcludenti del marito, decide di lasciare Chris e suo figlio Christopher per cercare fortuna a New York.

Chris inizia con altri venti giovani aspiranti, un corso da stagista non retribuito di sei mesi al termine del quale vi è un’assunzione per il più meritevole. Le difficoltà sono innumerevoli, il protagonista viene sfrattato prima da casa e poi dal motel dov’era andato a vivere con suo figlio. Si trova così a fare la spola tra rifugi per senzatetto e stazioni della metropolitana, sempre accompagnato dal piccolo Christopher che nonostante le mille difficoltà non smette mai di credere nelle capacità del padre. 

 

Gli stagisti

Lasciamoci alle spalle la montagna di fazzoletti che si è creata guardando Chris lottare e ricarichiamo le pile con Owen Wilson e Vince Vaughn. Insieme sono perfetti, belli e complementari quasi quanto Bonucci e Chiellini in azzurro (si lo sappiamo, è scesa la lacrimuccia anche a noi). 

Il film diretto da Shawn Levy racconta di due venditori di orologi sulla quarantina, che si ritrovano senza lavoro al seguito del fallimento dell’azienda per cui lavorano. 

Nick (Owen Wilson) viene assunto per un lavoro che odia, nel negozio di materassi del compagno della sorella. viene salvato dall’amico Billy (Vince Vaughn) che trova uno stage non retribuito presso Google. I due completamente a digiuno di conoscenze informatiche lavorano sodo con il proprio team cercando di vincere la sfida creata dall’azienda per decidere chi assumere. 

La commedia mette in luce come le conoscenze nella vendita e l’esperienza nel lavoro di squadra dei due, affiancate alle competenze dei giovani con cui lavorano a stretto contatto, creino un mix perfetto per essere altamente competitivi in ogni ambito. 

 

Lo stagista inaspettato

Rimaniamo in tema stagisti e se quelli di prima vi sembravano un po’ attempati per questo ruolo, il “giovanotto” Ben inizialmente vi sembrerà totalmente fuori luogo.

Commedia diretta da Nancy Meyrs con Anne Hathaway e Robert De Niro, basterebbe questo per convincerci a vederlo.

Ben (Robert De Niro) è un settantenne annoiato in pensione, la sua vita gli sembra ormai vuota da quando ha perso sua moglie. Un giorno scopre che un’azienda di moda cerca stagisti senior, decide così di prendere in mano la situazione e ributtarsi a capofitto nel lavoro. Supera brillantemente il colloquio e viene affidato a Jules Ostin (Anne Hathaway), la fondatrice della compagnia. Jules è la tipica donna in carriera, sempre impegnata nel lavoro, accoglie con diffidenza Ben che però, grazie alla sua esperienza, simpatia e professionalità riesce presto ad instaurare un rapporto di vera amicizia con lei e a diventare un punto di riferimento per tutti i giovani impiegati.

 

Non è mai troppo tardi

Si torna seri in una commedia dolce-amara diretta da Rob Reiner, i protagonisti sono due leggende del cinema americano: Jack Nicholson e Morgan Freeman.

I due provengono da mondi completamente opposti, Edward Cole (Jack Nicholson) è un duro multimilionario, proprietario della clinica in cui è ricoverato; Carter Chambers (Morgan Freeman) compagno di stanza di Edward, è un umile meccanico afroamericano molto riflessivo e profondo.

Entrambi scoprono di essere malati terminali, stilano una serie di desideri da realizzare prima di morire e decidono così di fare la cosa più folle mai fatta nella loro vita: scappare dalla clinica e partire all’avventura per realizzare i propri sogni prima che sia troppo tardi. 

 

Ed eccoci qui, tornati al punto di partenza, con la speranza però, che ognuna di queste storie ci abbia donato un po’ di carica, di energia e di motivazioni. 

I film trattati ci insegnano che non è mai troppo tardi per inseguire i propri sogni e che la strada per la felicità può essere dura, piena di ostacoli, curve o tornanti, ma non bisogna mai dimenticare che la parte più bella di un viaggio è il viaggio stesso, anche se non riusciamo a trovarci un senso, perché spesso questo è dovuto solo alla nostra impossibilità ad avere una visione d’insieme.

Quello che siamo in grado di fare invece è farci forza, andare oltre ai limiti che ci siamo posti per mille paure e decidere che possiamo essere ciò che vogliamo.