LO PSICOLOGO: 8 COSE CHE FORSE NON SAI. Intervista con Maddalena Corbo, psicologa e psicoterapeuta


  • 12-01-2019
  • Sottotesi.it

 Intorno alla figura professionale dello psicologo ci sono tanta confusione e tante convizioni errate, a volte così radicate nel sentire comune da scoraggiare chi potenzialmente potrebbe usufruire della consulenza psicologica traendone infiniti benefici per la propria vita.

Con questa intervista a Maddalena Corbo, giovane psicologa e psicoterapeuta, cercheremo di fare un po' di chiarezza.

 

  1. Che differenza c’è tra psicologo, psicoterapeuta e psichiatra?

Lo psicologo ottiene il titolo portando a termine un percorso di 5 anni di università più un tirocinio di un anno in strutture convenzionate in cui c’è un tutor abilitato alla professione, dopodiché è necessario sostenere l’esame di stato che permette di iscriversi all’Albo degli Psicologi.

La professione di Psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, il sostegno psicologico, l’abilitazione e la riabilitazione, rivolti alle persone, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito (Legge 56/89).

Per svolgere l’attività di psicoterapia, lo Psicologo deve diplomarsi presso una Scuola di Specializzazione Universitaria oppure presso una Scuola di Specializzazione Privata riconosciuta dal Ministero competente (la cui durata è di almeno quattro anni).

Lo PSICOTERAPEUTA è uno Psicologo o un Medico abilitato anche a svolgere attività di Psicoterapia.

Lo PSICOLOGO-PSICOTERAPEUTA non prescrive farmaci, ma utilizza come strumenti la relazione, l’ascolto e la parola. Esistono differenti approcci in Psicoterapia, da cui derivano alcune differenze nelle modalità di intervento.

Lo psicoterapeuta è in grado di offrire tutte le prestazioni dello Psicologo e, tramite la sua formazione specialistica, può intervenire, con specifiche tecniche e in particolari condizioni di contesto terapeutico, su disturbi psichici anche intensi e cronici; inoltre ha adeguata formazione per il trattamento dei disturbi della personalità.

Si possono quindi rivolgere allo Psicoterapeuta sia persone che soffrono di qualunque forma di disturbo psicologico (da quelli d’ansia, dell’umore, dell’alimentazione, a quelli sessuali e di stress, ecc.)

La psicoterapia è un valido aiuto per l’elaborazione di eventuali traumi psicologici e per il superamento degli ostacoli che impediscono la normale espressione della maturità psicologica, bloccando la crescita dell’individuo.

Lo psichiatra è un medico che ha conseguito la specializzazione in psichiatria. E’ l’unica figura professionale che può prescrivere farmaci.

  1. Sfatiamo un mito: qual è la percezione più sbagliata che si ha sulla professione dello psicologo?

La percezione sbagliata spesso deriva da una mancata conoscenza della professione e dal percorso di studi che è necessario portare a termine per diventare psicologo o psicoterapeuta. La percezione errata più comune riguarda la possibilità che lo psicologo capisca o possa interpretare qualsiasi cosa l’altro dica durante una semplice conversazione, con la tipica frase “con te allora non parlo altrimenti mi psicoanalizzi”, termine, tra l’altro errato ma ormai entrato nel linguaggio comune.

 

  1. Lo psicologo ascolta tutti i giorni i problemi delle altre persone. Si potrebbe dire che bisogna essere curiosi per fare questo lavoro?

 La curiosità e l’attenzione al mondo dell’altro sono indispensabili. Le domande che pongo ai miei pazienti hanno proprio lo scopo di comprendere il significato intimo ed individuale che il soggetto attribuisce alla propria esperienza, alle emozioni e ai sintomi che presenta, senza giudizio o discorsi relativi alla moralità. Le relazioni umane sono molto complesse e non è possibile avere delle categorie rigide in cui incasellare comportamenti o relazioni. Cerco sempre di trasmettere la mia curiosità, mettendo a proprio agio la persona che chiede aiuto.

 

  1. Ti è mai capitato di avere a che fare con studenti in crisi a causa dell'università o della tesi? Quali sono alcune delle strategie migliori per sconfiggere l'ansia da prestazione all'università?

E’ un tema abbastanza comune. Mi capita spesso di lavorare con giovani adulti alle prese con un percorso universitario che si trovano ad attraversare il passaggio dall’università al mondo del lavoro o che sono in difficoltà per un esame particolarmente difficile e impegnativo.  E’ molto comune che ci sia un aspettativa su se stessi molto elevata, questo può dipendere da diversi fattori quali ad esempio la pressione familiare o l‘idea di dover essere in qualche modo “al top” nello studio sacrificando magari aspetti di socialità e leggerezza.

Ricordo una ragazza al terzo anno di medicina che dopo un periodo di psicoterapia è riuscita a realizzare e a comprendere che il percorso scelto non era adatto a lei, ma semplicemente era una tradizione familiare su cui si basavano enormi aspettative e ricerca di approvazione.

Per quanto riguarda le strategie per combattere l’ansia e la preoccupazione sicuramente aiuta non cercare di ottenere il meglio da 10 ore di studio. La nostra mente ha bisogno di stimoli di natura diversa, oltre a quelli di tipo cognitivo, per lavorare al meglio.

 

  1. Capita mai che, rispondendo a una tua domanda, il cliente/paziente menta? Come ti comporti in quel caso?

Se un paziente mente io non posso saperlo, perché non leggo nella sua mente! Accolgo quello che dice come qualcosa che in quel momento per lui è vero, e lavoriamo insieme su quello che emerge.

Altro discorso è avere un pensiero clinico che mi permetta di cogliere quali sono i nodi specifici su cui lavorare, ma senza offrire una spiegazione preconfezionata.  Probabilmente arriverà, con l’aiuto della terapia, a ripensare alle sue relazioni aggiungendo complessità alle sue risposte e alla sua esperienza, avendo maggiore consapevolezza di se stesso e del suo modo di entrare in relazione con le persone significative.

 

  1. Di solito, come si svolge la prima seduta?

La prima seduta rappresenta un momento di conoscenza in cui la persona che chiede aiuto porta il suo malessere, in cui di solito circoscrive la difficoltà ad un ambito specifico (crescita personale, difficoltà lavorative o nello studio, relazione di coppia, relazioni familiari.

Lo psicoterapeuta si fa un’idea della situazione senza dare direttive particolari, semplicemente ascolta e spiega il suo modo di lavorare e come verranno svolte le sedute. Ricordiamo che lo Psicologo e lo psicoterapeuta hanno l’obbligo di mantenere il segreto professionale.

 

  1. Esistono diversi approcci in psicoterapia, qual è il tuo modo di lavorare?

Personalmente mi sono specializzata in psicoterapia sistemico- relazionale che, pur riconoscendo l'unicità dell'individuo, considera il soggetto come parte di un sistema. In quest'ottica il sintomo e le difficoltà di un singolo individuo rispecchierebbero le difficoltà dell'intero nucleo familiare, acquisendo una funzione precisa all'interno del sistema relazionale e del ciclo di vita della famiglia. Alcune transizioni (ad es. costruzione di un nuovo nucleo familiare, svincolo dalle famiglie d'origine, nascita di nuovi membri, perdite, lutti, passaggio dall'infanzia all'adolescenza, divorzio) pongono la famiglia davanti alla necessità di riorganizzarsi e di trovare nuovi equilibri.

L'eredità familiare torna, ad esempio, spesso prepotentemente a richiamare il soggetto a tali dinamiche all'interno della relazione di coppia, in cui l'intreccio di bisogni, aspettative e modalità comunicative non sempre reggono alle sfide delle nuove fasi evolutive (matrimonio, nascita dei figli, sindrome del "nido vuoto") ma presentano il bisogno di evoluzione e ri-equilibrio attraverso una rinegoziazione di ruoli e funzioni familiari.

 

  1. Passare mesi a contatto con una persona crea dei legami: come fai a tenere separate vita privata e lavorativa?

Questo è un aspetto indispensabile, tenere la giusta distanza e mantenere una professionalità che dia sicurezza al paziente. Tuttavia, il legame che crei con un paziente direi che è la base per una buona terapia. Nella relazione terapeutica entrano in gioco tanti aspetti…l’affidarsi, il fidarsi, il sentirsi capiti e ascoltati. Il giusto grado di empatia è indispensabile in questo lavoro, ma senza farsi sopraffare dalla sofferenza di chi stiamo aiutando.

 

Maddalena interverrà nel nostro evento CHE ANSIA! Riconoscerla&Combatterla dove individueremo alcuni dei più comuni problemi degli studenti universitari e cercheremo di offrire soluzioni e strategie pratiche per risolverli.

Qui tutte le info: https://www.facebook.com/events/213796182891025/

Ti aspettiamo!